I nostri prodotti

Il nostro miele

Miele millefiori

È denominato millefiori un miele che deriva da una unione naturale, generata dalle api, di una certa varietà di nettari. Non esiste una sola categoria di millefiori, ma tante quante sono le possibili combinazioni di piante. Ogni territorio, ogni area di volo delle nostre api produce quindi un millefiori con proprie caratteristiche.
In genere cristallizza velocemente ( due, tre mesi), a volte presenta le caratteristiche macchie bianche dovute a una minima evaporazione dell’acqua che non pregiudicano in alcun modo il sapore e la qualità del miele: si tratta solo di un fattore estetico.
Il miele della nostra azienda presenta una grande varietà di fioriture. Dalle analisi effettuate nei due precedenti anni si evince la presenza di piante foraggere tipiche della pianura padana, piante aromatiche, piante da frutto, ortaggi, piante autoctone e piante da giardino, piante caratteristiche delle rive dei torrenti e dei boschetti.
Tali caratteristiche donano al miele un particolare profumo e sapore come evidenziato dalla giuria del concorso “Mille mieli, mille colori”, premio Francesco Ruini, anni 2021 e 2022, che ha dato un giudizio complessivo corrispondente al gratificante premio di due fiorini per entrambe le annate 2021 e 2022.

Alcune varietà di fiori nettariferi presenti nel territorio:

 

 

Rovo
Passiflora
Pero selvatico
Rosa
Borragine
Ciliegio
Filadelfo
Alloro
Cardo
Ligustro
Carota selvatica
Santoreggia o erba pepe

Miele di Acacia
(Robinia pseudo-acacia L.)

È uno dei mieli più diffusi e apprezzati in quanto riunisce le caratteristiche maggiormente gradite dal consumatore (liquido, colore chiaro, odore e sapore molto delicati ed elevato potere dolcificante) …È  un miele molto delicato che si presta per questo a qualsiasi uso: non dispiace a nessuno e, per l’elevato contenuto in fruttosio e l’assenza di sapori forti, è il più adatto per dolcificare ( bevande, yogurt, frutta ecc.) senza modificare il gusto proprio delle bevande.” (2)

La pianta di Robinia

Molto diffusa per la sua enorme capacità di adattamento per suolo e clima. Ha un fusto snello, slanciato, rugoso. È provvista di insidiose spine. Le foglie imparipennate, provviste di numerose foglioline ovate, verde tenue, spuntano in aprile-maggio. I fiori bianchi a grappoli  diffondono nell’aria un profumo intenso e delicato che attira le api. Il frutto è un baccello che contiene semi coriacei. L’albero può raggiungere i 25-30 m di altezza e vivere anche centinaia d’anni.

Proprietà e usi della pianta

La robinia cresce velocemente e ricaccia anche dopo molti tagli, al punto da essere infestante. È stata utilizzata in particolare per la sua capacità di imbrigliare il suolo con le sue radici nei terreni franosi ed evitare smottamenti. Fornisce un legno molto duro utilizzato in falegnameria ed ebanisteria; è anche un ottimo combustibile. Sono tossiche per l’alimentazione umana tutte le parti della pianta, tranne i fiori, da consumare previa cottura. Se impanati e fritti , diventano ottime frittelle.

Storia e leggende

La robinia è largamente diffusa in Europa, ma è originaria dell’America del Nord. “La prima Robinia europea nacque a Parigi, in Place Dauphine, un po’ prima del 1600, dai semi piantati nel suo giardino da Jean Robin, giardiniere e speziale degli ultimi Valois. Nato nel 1550, nel 1601 ricevette da Enrico IV il bel titolo di “arborista , semplicista, botanico del Re, curatore del giardino della Facoltà (di medicina)”; ’Semplicista’ perché vi coltivava i ‘semplici’, cioè le piante medicinali. In quello stesso anno 1601 Jean Robin pubblicava una lista delle specie esotiche che coltivava, tra esse si trovava l’albero che più tardi porterà il suo nome.” (1)

Riferimenti bibliografici:

  1. Jacques Brosse “ Storie e leggende degli alberi”  Studio Tesi
  2. “Guida tre gocce d’oro 2018” Grandi mieli d’Italia e Osservatorio nazionale Miele

Miele di castagno
(Castanea sativa)

Noto per le proprietà emollienti e calmanti per le affezioni delle vie respiratorie. Viene prodotto verso fine giugno in tutta Italia dalle zone collinari (400 m s.l.m.) fino alla montagna, anche a 1200 m s.l.m.  È di colore tendenzialmente scuro, da giallo ambrato a quasi nero. Si mantiene liquido per molto tempo; la cristallizzazione, molto lenta, non è sempre regolare. Il sapore ha un retrogusto amaro, più o meno accentuato. Aroma forte e caratteristico.

Non particolarmente adatto per dolcificare, ma sicuramente molto gradevole semplicemente spalmato sul pane o per insaporire piatti di carni e formaggi. È speciale sulla ricotta!

La pianta di castagno

Quando raggiunge il pieno sviluppo, un castagno di 30 m, dal tronco possente, dall’ampia cima con rami che si allungano in tutti i sensi, è davvero imponente. Le sue lunghe foglie dal margine seghettato, assumono in autunno un colore giallo-oro che illumina tutto il bosco; in giugno i suoi lunghi amenti maschili diffondono odore di miele. Le castagne sono contenute in un “riccio” irto di spine, che somiglia a quello di mare; maturano in ottobre e allora cominciano a cadere.” (1)

Proprietà e usi della pianta

Sul nostri Appennini i boschi di castagno erano molto diffusi, fornivano ottima legna da ardere. Le castagne erano fonte di sostentamento nei rigidi mesi invernali. Mangiate cotte o essiccate nei metati e ridotte in farina potevano sostituire il grano per farne un pane, non buonissimo, ma molto nutriente. Il legno di castagno è molto pregiato, leggero, resistente e duraturo, utilizzato per la realizzazione di travi, infissi, mobili. Le castagne sono ricche di amido, fibre, proteine, vitamine e sali minerali.

Il castagno ha fatto lungamente parte della farmacopea campagnola; le foglie, che contengono molto tannino, erano usate contro bronchiti e reumatismi, ricci e castagne in decotto contro le coliche e la corteccia come febbrifugo. La fitoterapia moderna la sta riutilizzando.” (1)

Storia e leggende

Si ritiene che questo imponente albero provenga dall’Asia Minore, teoria ultimamente in fase di revisione. Il termine castagna ha origine dal greco castanea e viene da Castanis, città della Turchia. Uno dei castagni più grandi e più longevi al mondo è sicuramente quello che si può ammirare alle pendici dell’Etna nel comune di Sant’Alfio. Misura circa 22 metri in altezza, mentre il suo tronco cavo vanta ben 22 metri di circonferenza. Narra la leggenda che Giovanna D’Aragona, ospite in Sicilia, fosse stata sorpresa da un temporale durante una battuta di caccia. Si riparò all’interno del tronco con tutto il suo seguito di ben cento cavalieri. Da allora l’albero fu denominato “Il castagno dai 100 cavalli”. La stima più accreditata, (CREA) gli attribuisce 2.200 anni di vita!

Riferimenti bibliografici:

1.     Jacques Brosse, “Storie e leggende degli alberi”, ed. Studio Tesi

Miele di tiglio
(Tilia L.)

Il miele si produce sia nell’arco alpino che in zone urbane o suburbane, sui tigli coltivati. Fiorisce da maggio a luglio. I fiori sono usati in farmacologia per infusi calmanti ed emollienti. Il miele di tiglio cristallizza in ritardo formando per lo più cristalli grossi e irregolari. Il colore va da ambra chiaro a ambra, con riflessi giallo-verdi nei mieli più puri, quando è liquido; quando è cristallizzato da avorio a beige. All’odore è di intensità media-forte. Così al gusto, ed è molto persistente.” (2)

La pianta di Tiglio

 “Il tiglio (Tilia cordata e Tilia Platyphyllos, Tilia americana della famiglia delle Tiliacee) è tra gli alberi più belli e più alti delle zone temperate. E’ un albero a foglie caduche, che può crescere fino a 20 metri. Il Tiglio selvatico (cordata) è autoctono in tutta l’Europa e la Russia Occidentale, mentre quello nostrano viene dall’Europa Centrale e Meridionale. In Italia è presente su tutta la penisola, ma più frequente nelle regioni centro settentrionali e si spinge fino a 1500 metri. Il tiglio platyphyllos è in genere coltivato a scopi ornamentali, così come il tiglio americano…  Sul tiglio può prodursi melata, per attacco di insetti quali l’Eucallipterus Tiliae”. (1) E’ una pianta molto longeva , può superare i 1000 anni di età.

Proprietà e usi della pianta

Grazie al profumo intenso e fragrante dei suoi fiori e alla verde chioma estiva che ristora con la sua ombra, Il tiglio è una pianta molto utilizzata per le alberature e i giardini urbani. Si utilizza il suo legno nel campo della produzione di mobili, strumenti musicali, sculture. Le proprietà calmanti e febbrifughe delle infiorescenze sono le più note e apprezzate per infusi e tisane. Il miele tra i più richiesti. 

Storie e leggende

I greci conoscevano le proprietà calmanti dei fiori di tiglio, ne facevano risalire l’uso ai tempi di Cronos, cioè all’età dell’oro. La ninfa Filira, figlia di Oceano, concepì dal padre di Zeus, un bambino mostruoso e per la vergogna chiese di essere mutata nell’albero che da allora portò il suo nome ,il quale è una parola cretese, quindi preellenica. Ma questo figlio, il centauro Chirone, diventò un illustre guaritore, potere che gli veniva dalla madre, essendo il tiglio uno dei più antichi rimedi. Oltre ai fiori, i greci ne utilizzavano il libro, che si trova tra la corteccia e il legno; chiamavano anch’esso Philyra e ne ricavano carta, stuoie, montature di corone e di ghirlande. La corteccia, che rimane duttile per 30 anni, contiene fibre tessili, il “tiglio” che dopo essere state immerse nell’acqua (macerazione) venivano separate con la stigliatura, operazione inizialmente propria del tiglio, ma applicata poi al lino e alla canapa. Dalla stigliatura si ottenevano tessuti grossolani e soprattutto corde.” (1)

Riferimenti bibliografici:

1.      Jacques Brosse  “ Storie e leggende degli alberi”  Ed. Studio Tesi

2.      “Guida tre gocce d’oro 2018” Grandi mieli d’Italia e Osservatorio nazionale Miele